I cittadini che vogliono imbarcarsi in contenziosi legali prendono sempre in considerazione i costi da sostenere. Si parla di spese spesso onerose, che risultano necessarie nei frangenti in cui la conciliazione fallisce e, per esempio, bisogna ricorrere al Tribunale per ottenere un risarcimento per un danno sanitario.
Inizio con il ricordare che anche l’iter stragiudiziale ha dei costi, che possono arrivare a massimo 100 euro senza considerare le spese vive. Un capitolo a parte è dato invece dalla parcella dell’avvocato, che interviene prima di tutto nella fase di negoziazione assistita, inviando missive di diffida alla controparte.
La parcella del professionista comprende anche le spese vive e le tasse. Il cliente dovrebbe richiedere preventivamente se nel preventivo presentato sono presenti anche le voci relative al contributo unificato e ai diritti di cancelleria.
A quanto ammonta la tariffa dell’avvocato?
La tariffa professionale dell’avvocato dipende dalle decisioni del singolo professionista. Da quando è stata ufficializzata l’abolizione delle tariffe minime, ogni legale ha la libertà di determinare personalmente la propria tariffa, senza l’obbligo di rendere conto di onorari particolarmente elevati.
Da considerare in ogni caso sono le seguenti voci:
- Rimborso spese forfettario pari al 15% del totale della parcella (a questa voce il legale può in alcuni casi rinunciare)
- Contributo previdenziale del 4%
- IVA al 22%
Come già ricordato, per avere la situazione chiara fin da subito il cliente dovrebbe richiedere al professionista un preventivo scritto. Se viene presentata la suddetta richiesta, l’avvocato è obbligato a fornire il preventivo.
Ovviamente il documento in questione può essere corretto se il protrarsi della causa e l’eventuale insorgenza di complicazioni tecniche richiedono ulteriore lavoro da parte del legale.
Capitano ovviamente anche casi in cui il cliente non richiede il preventivo e, in corso d’opera, vengono a galla delle contestazioni con il legale in merito alla parcella. Cosa fare in questi frangenti? In tali situazioni bisogna fare riferimento alle tabelle ministeriali, documenti alquanto complessi che considerano le eventualità processuali che un avvocato può trovarsi ad affrontare e, ovviamente, il relativo costo.
Oltre alla parcella dell’avvocato, che può essere rimborsata dalla controparte in caso di vittoria della causa, bisogna considerare anche il contributo unificato da versare allo Stato. L’onere in questione cambia a seconda del valore della controversia. Da ricordare è che il contributo unificato sostituisce il prezzo delle marche da bollo che dovevano essere apposte ogni quattro pagine sugli atti difensivi.
L’importo del contributo unificato prevede specifici scaglioni, superati i quali la cifra aumenta. Da prendere in esame per le spese è anche la marca da bollo una tantum, che prevede un contributo di 27 euro. Il contributo in questione non deve essere versato in caso di processi di valore inferiore ai 1.110 euro o di cause legate al tema del lavoro.
Le spese per la causa non sono certo finite qui! Tra gli oneri da sostenere è bene considerare anche la notifica dell’atto alla controparte. In questo caso si parla di poco più di 10 euro per notificare la causa tramite posta.
Grazie alle evoluzioni portate dal processo telematico, il legale può anche scegliere di notificare l’atto tramite posta elettronica certificata.
Concludiamo ricordando che, nei casi in cui il processo richiede la notifica di copie autentiche di atti in fascicolo, il contributo minimo parte dai 10,62 euro per gli atti di 4 pagine.