Sono tantissime le persone che scelgono di dividere la propria esistenza con un animale domestico. Non importa che si tratti di un cane o di un gatto. Quello che conta è che, quando si parla di animali domestici, si inquadra dei veri e propri membri della famiglia.
La sensibilità collettiva in merito al ruolo degli animali di affezione nella nostra quotidianità è cambiata molto. Il legislatore ha infatti delineato per gli animali da compagnia uno status particolare, improntato a un livello di rispetto che si deve sempre a un essere senziente. Punto di riferimento molto utile a tal proposito è la Legge 201 del 4 novembre 2010, nota come “Ratifica ed esecuzione della Convenzione europea per la protezione degli animali da compagnia”.
In caso di loro decesso, è quindi possibile ottenere un risarcimento. Il legislatore in tali frangenti prevede la possibilità di richiedere sia un danno patrimoniale, sia un danno morale. Il diniego dei suddetti risarcimenti risulta legalmente inaccettabile, dal momento che rimarrebbe privo di tutela quello che, a tutti gli effetti, risulta un interesse costituzionalmente rilevante.
Vediamo nel dettaglio tutti gli aspetti relativi a ciascuna delle due opzioni che abbiamo appena citato.
Danno morale
La morte di un animale domestico può causare un turbamento d’animo notevole al proprietario. Risulta un dato di fatto che, in molti casi, la rottura del legame con un animale domestico è in grado di provocare uno sconvolgimento notevole nella vita di una persona che, molto spesso, si ritrova priva del proprio principale centro di affetto. Questo è per esempio il caso degli anziani soli estremamente affezionati al proprio animale da compagnia.
Secondo la giurisprudenza vigente, il risarcimento per danno morale può essere ottenuto solo se il decesso del proprio amico a 4 zampe è derivato da maltrattamento (articolo 554-ter del Codice di Procedura Penale).
Nei casi in cui la morte è causata da un comportamento di terzi privo di crudeltà, al padrone non spetta alcun danno morale. Un caso che rientra perfettamente nel quadro appena descritto è quello dell’automobilista che, guidando nel rispetto pieno delle regole, non si accorge della presenza dell’animale. In questo caso il danno morale al padrone non spetta.
In situazioni in cui all’animale viene somministrata una polpetta avvelenata che ne provoca la morte, il proprietario ha tutti i diritti di richiedere il rimborso dei danni morali.
Danno patrimoniale
Chi viene privato della compagnia del proprio animale domestico a seguito del comportamento di una terza persona, ha diritto anche al risarcimento di danni patrimoniali.
In questo caso, è bene ricordare che non sussistono i limiti ricordati per il danno morale. Ciò significa che la persona che ha perso il proprio animale domestico deve essere risarcita delle spese eventualmente sostenute per le cure veterinarie dell’animale da compagnia.
Fondamentale è che le suddette spese siano una conseguenza diretta dell’evento che ha provocato un danno fisico all’animale. In situazioni del genere, è necessario appurare l’eventuale valore economico dell’animale, legato per esempio alla razza o alla genealogia.
Il padrone che perde il proprio animale domestico può essere risarcito anche del suddetto valore in qualità di danno patrimoniale.
Riconosci il tuo caso in quanto abbiamo descritto e vuoi saperne di più?
Contattaci quando vuoi e ti spiegheremo come ottenere un risarcimento per la perdita del tuo animale da compagnia. Per farlo, devi cliccare su questo link.