In tempo di epidemia (e conseguente quarantena) la giustizia non si ferma, ma sfrutta a suo supporto la tecnologia
Anche il Ministero della Giustizia si attrezza per continuare a esercitare il suo ruolo nel rispetto delle norme sul coronavirus, mettendo a disposizione dei sistemi appositi che hanno consentito di far partecipare alla videoconferenza tutti i soggetti normalmente presenti fisicamente all’interno di un’aula di Tribunale: Giudice, Pubblico ministero, avvocati, l’imputato e le forze dell’ordine.
Tribunale di Bologna: la prima udienza online si è svolta il 18 marzo scorso. Quello di Bologna non è un caso isolato. Come riporta questo articolo, anche il Tribunale di Patti, dove il GIP Ugo Molina e l’allora presidente del Tribunale Maria Pina Lazzara, che ha sposato in pieno l’iniziativa, hanno pensato di far attrezzare l’aula GIP “Antonino Scaffidi”, con alcune strumentazioni che consentono la connessione in remoto, usandola, previo accordo delle parti, per escutere i testi residenti in luoghi molto distanti durante la fase dibattimentale dei processi penali.
“Il sistema utilizzato è “Lync di Microsoft” – vecchia versione di Skype for business – mentre il software che invita gli altri a partecipare alla conferenza è sempre “Lync”, che non si installa nella macchine degli “ospiti” ma rimane solo per la durata del collegamento, rendendone l’utilizzo sicuro. I soggetti chiamati a testimoniare si sono recati nella più vicina caserma dei Carabinieri, dove è stata attestata la loro identità e il corretto funzionamento della connessione. Si è, quindi, proceduto alla fase di audizione con una vera e propria udienza on line, realizzata grazie al fondamentale contributo tecnico di Salvatore Alfonso Germanà, assistente informatico – CISIA, che ha installato due grandi monitor e un microfono/telecamera che si orienta, automaticamente su chi sta parlando. Con il vantaggio, ulteriore, che dell’udienza viene creata una registrazione su supporto cd, con versione audio/video integrale, subito disponibile e molto più utile delle lente trascrizioni.”
Oltre a questi potrei citarvi il Tribunale di Cremona, quello di Vicenza, e molti altri che in questo periodo scelgono di utilizzare la tecnologia nel rispetto delle norme sul Covid19.
L’emergenza coronavirus ha comportato una digitalizzazione forzata di molti aspetti pratici legati alla giustizia: il mio auspicio è che le tecnologie possano essere considerate anche in tempi più sereni.
L’auspicio è che di tali piattaforme si faccia effettivo uso e se ne possa testare l’utilità anche superata la fase emergenziale.
La giustizia telematica è una realtà possibile in Italia, nonostante sia ancora poco diffusa rispetto alle sue potenzialità, anche se sicuramente va ancora testata e perfezionata.
A tal proposito, sul tema è in corso la sperimentazione di un protocollo per la gestione di questo genere di utenze, con lo scopo di alleggerire e non dematerializzare completamente la giustizia.
Un cambiamento che muterebbe non di poco (e in meglio) il lavoro di avvocati e patrocinatori stragiudiziali.
Oltre alla convenienza sul piano teorico, le udienze a distanza sfruttando software come Skype, comporterebbero giocoforza una riduzione dei tempi e dei costi per l’avvocatura tutta (si pensi a quelli inerenti gli spostamenti da un foro ad un altro), oltre all’incremento di accessibilità alla professione per quei professionisti affetti da disabilità o colpiti da patologie croniche, sicché la misura potrebbe assolvere anche ad una finalità di inclusione sociale e di agevolazione dell’equilibrio vita- lavoro per i professionisti dell’attività forense.